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Gli scacchi dinamici

Gli scacchi sono sicuramente il gioco mentale più diffuso nel mondo. Le regole si imparano in un’oretta e sono milioni le persone che nella loro vita hanno giocato almeno una partita a scacchi. In questa pagina non vogliamo analizzare la ragione del successo degli scacchi, quanto proporne una visione moderna.

La sezione Scacchi del sito vorrà cioè aiutare i nostri amici a coltivare un hobby che può veramente migliorare la qualità della vita, mantenendo il cervello arzillo e giovane. Per realizzare il nostro scopo pubblicheremo in modo più o meno continuo articoli di didattica scacchistica, cercando di integrare l’enorme bibliografia che già esiste in materia. Un grazie al Maestro Internazionale Milan Mrdja (che vedete ritratto nell’immagine più avanti) che ci aiutato qualche anno fa nello start up della sezione e ci assiste anche oggi; a lui va un sentitissimo ringraziamento.

Gli scacchi moderni

La nostra visione si basa essenzialmente sul fatto più importante che ha scosso il mondo scacchistico negli ultimi 10-15 anni: il computer (i motori, cioè i programmi scacchistici) ha battuto l’uomo. Ricordo che quando iniziai a giocare, da informatico, sostenevo con forza che ciò sarebbe successo, ricevendo in cambio un “tanto non capisci nulla”.

Potrei dire che gli errori del giocatore classico sono stati i miei errori nell’approccio agli scacchi; avvicinatomi tardi al gioco (a quasi 30 anni) ho seguito i “consigli” dell’epoca:

  • studiare (e incominciare da) i finali (ricordo che il mio primo libro fu quello sui finali del MI Enrico Paoli)
  • dare un’importanza estrema alla strategia perché essa è la “vera intelligenza degli scacchi”.

Ancora oggi ci sono scacchisti che ritengono che i motori siano secondari all’intelligenza scacchistica dell’uomo e trovano mille modi per denigrarli (per esempio sottoponendo loro una posizione per pochi secondi e asserendo che lo “stupido” ha scelto una mossa sbagliata!). Quali sono i punti che i motori scacchistici hanno scardinato?

Purtroppo i due consigli della mia epoca! In altri termini, per lo scacchista medio:

  1. la conoscenza dei finali è marginale
  2. la strategia ha un ruolo decisamente meno importante della tattica.

Sul primo punto si veda Il finale moderno.

La strategia

Milan MrdjaSe si percorre la storia della didattica scacchistica si arriva a quella che oggi è la nebulosa scuola dinamica. In realtà, anche se non ha avuto il coraggio di dirlo chiaramente, la scuola dinamica ha sminuito la strategia a vantaggio della tattica. Questa affermazione è tanto più vera quanto più il livello del giocatore è basso.

In altri termini, come già aveva evidenziato Dorfman, una mossa può essere dinamica o statica. Fra le mosse dinamiche si annoverano:

  • gli scacchi
  • le catture
  • gli attacchi
  • le spinte di pedoni.

Le mosse statiche sono quelle che non contemplano un contatto dinamico fra i pezzi (cattura o attacco), né una spinta di pedoni (per esempio la manovra Cbd2-Cf1-Cg3 nella Spagnola).

Se, data una posizione, non c’è nulla di dinamico, i motori mostrano chiaramente che possono esistere diverse mosse racchiuse nello spazio di 20-30 centesimi. Per un GM scegliere la migliore può essere fondamentale, ma per un giocatore medio sicuramente no. Va da sé poi che molti esempi di ottimismo didattico attribuiscono punti esclamativi a mosse che il motore giudica del tutto equivalenti ad altre (solo perché il colore che le ha fatte ha poi vinto la partita).

Il futuro degli scacchi è perciò di quei metodi che spiegheranno al giocatore come giocare dinamicamente (vedasi il metodo SCAS).

E la strategia statica (che in realtà si potrebbe d’ora in poi chiamare semplicemente statica)? Anche in questo caso, come per i finali, molti giocatori di medio livello posseggono già tutti gli elementi strategici statici necessari. Come detto, possono non scegliere la mossa staticamente migliore, ma la perdita di valore della loro posizione è sicuramente minore di una combinazione tattica che fa perdere un pedone senza compenso.

Scacchi dinamici

Lo scacchista oggi

Facendo riferimento al punteggio Elo esistono 5 categorie di scacchisti:

  1. Principianti – Sono scacchisti il cui punteggio Elo è inferiore a 1200 punti.
  2. Esordienti – Da 1200 a 1500 punti Elo
  3. Amatori – Da 1500 a 1800 punti Elo.
  4. Esperti – Da 1800 a 2100 punti Elo.
  5. Maestri – Oltre i 2100 punti Elo.

Dall’analisi dei fattori principali che fanno la forza di uno scacchista (tattica, strategia, aperture, finali ecc.) appare abbastanza evidente che:

gli scacchi non sono un “gioco d’intelligenza”.

Dovrebbe essere a tutti evidente che una persona intelligentissima che ha appena appreso le regole verrà facilmente sconfitta da un giocatore con Q.I. normale. Quindi l’intelligenza è solo una condizione facilitante. Gli scacchi, come la vita,

sono un gioco dove l’esperienza, lo studio, la psicologia e l’intelligenza si fondono per avere la miglior prestazione possibile.

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LE IDEE REGALO

finali elementari negli scacchi Un finale è elementare quando esistono semplici regole che permettono a un giocatore di forza molto modesta di battere il campione del mondo. Questa definizione permette di dare la massima efficienza allo studio del finale, consentendo anche a giocatori di forza magistrale da un lato di non perdere tempo ed energie nello studio di finali talmente complessi da essere poi non gestibili in partita e dall’altro di non avere buchi clamorosi nella preparazione. Il testo è pertanto adatto ai giocatori che vanno dal principiante al Maestro con 2.200 punti Elo
capire gli scacchi La seconda edizione di Capire gli scacchi è il sunto della profonda rivoluzione nella didattica scacchistica dell’ultimo quinquennio. In particolare appare ormai chiaro che i metodi di studio per un giocatore che aspiri a diventare Grande Maestro sono diversi da quelli per l’amatore di buon livello che ha evidenti limiti di tempo e a cui questo volume è destinato. Devono essere quindi implementati metodi di allenamento e di gioco (il METODO SCAS) che dirigano il giocatore verso ciò che offre il massimo risultato con il minimo sforzo. Capire gli Scacchi non porta al titolo di Grande Maestro, ma è una delle vie più efficienti per ottimizzare il tempo dedicato agli scacchi.

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