Ho creato il concetto di posizione didattica come reazione ai tanti libri di scacchi che ho letto e che non ho capito (sarà forse per questo che sono ancora un giocatore mediocre!); per illustrarlo partirò proprio da una mia esperienza.
Qualche anno fa, attratto dal titolo (Il perfezionamento strategico), decisi di studiare il libro di Aagaard, un didatta molto interessante. La prima parte scivolò via facile, poi, nella seconda, ecco gli esercizi. Ne risolsi in media uno su tre; niente di grave, in fondo non sono certo un GM; purtroppo però il computer, anche con tempi lunghi, non fece meglio di me. Da qui cominciai a dubitare seriamente dell’unicità della soluzione, probabilmente proposta dall’autore perché la parte forte aveva vinto brillantemente la partita (ottimismo didattico: si sopravvaluta la bontà di un piano semplicemente influenzati dal risultato della partita). Nelle posizioni tattiche non ha molto senso cercare la mossa migliore quando ce ne sono due, tre o più che portano a una vittoria senza appello; anzi, noi gradiamo proprio quelle in cui la soluzione è unica e, se la manchiamo, perdiamo il colpo del KO. Perché questa situazione non deve applicarsi anche alla strategia o, più modernamente, alla statica?
Definiremo posizione didattica quella posizione in cui strategicamente esiste una mossa decisamente preferibile alle altre.
In computerese, potremmo definire posizione didattica quella che dà almeno un quarto di pedone di vantaggio (quanto più il livello del giocatore è basso tanto più la differenza fra la prima e le altre mosse deve essere significativa perché sia “didattica”) rispetto a tutte le altre possibilità. Certo, la valutazione resta soggettiva, ma, con l’aiuto del computer, un fortissimo giocatore è oggi in grado di arrivare molto vicino alla certezza, se la posizione è veramente didattica.
Esaminiamo prima il passato, con un esempio illuminante di posizione non didattica.
N
In questa posizione molti commentatori (anche recenti!) della Filip-Bolevslavsky (Bucarest, 1933) sottolineano con un bel punto esclamativo la mossa 30…f6. Se sottoponiamo la posizione ai motori di ricerca più gettonati troviamo che la posizione viene giudicata pari (a differenza dei commenti più classici che danno il Bianco già spacciato… solo perché ha perso), ma soprattutto che sono perfettamente giocabili almeno 16 mosse (di più la mia finestra di analisi non ne mostra!) che vanno da una valutazione di (-0,10) a 0. In ordine (profondità 20 del motore): h5, Txd1+, Tf8, Tg8, Th8, Ac8, Td7, Rg8, Ta8, f6, Tc8, Ad7, Tb8, Dc7, Rh8, Ah8. Difficile quindi sostenere oggi che 30…f6! fosse il piano vincente; più semplice ammettere che nel prosieguo della partita il Bianco ha commesso errori che lo hanno portato alla sconfitta.
Torniamo al libro di Aagaard e mostriamo un esempio di posizione non didattica eclatante quanto il precedente.
N
Siamo nella Gurevich-Khalifman (Biel, 1993), muove il Nero. Ecco cosa dice Aagaard: “questo è un esercizio facile. Il Nero dovrebbe ricollocare l’Alfiere e5, visto che è l’unico pezzo a non svolgere alcuna funzione utile” e propone 1…Ab8, la mossa giocata in partita. Niente da dire, ma perché scambiare una soluzione con l’unica possibile? Se, per esempio, un povero mortale non volesse giocare con il pedone d isolato e, in base alle note regole della strategia, decidesse di sbarazzarsene spingendolo in d4, non avrebbe capito nulla di scacchi? Vediamo cosa dice il computer. Come nell’esempio precedente, il motore, a profondità 20, mette in fila ben 16 mosse che vanno da -0,11 (1…h6) a 0,13 (1…Tf8). 1…d4 viene per esempio valutata per seconda (-0,07) e 1…Ab8 solo quinta (0,00), alla pari con altre sei! Anche in questo caso la partita è giudicata pari.
Conclusione: spesso le posizioni non didattiche riflettono solo le preferenze del commentatore e rischiano di essere fuorvianti se lo stile di gioco del commentatore è diverso dal nostro.
Sempre dal libro di Aagaard vediamo invece una posizione didattica (Kacheishvili-Svidler; Szegend, 1994).
N
La mossa 1…c5! è valutata dai motori di ricerca nettamente migliore delle altre (la seconda è 1…f5) e i motori confermano quindi il giudizio di Aagaard: “questo sacrificio di pedone permette al Nero di risolvere i suoi problemi sfruttando il lieve vantaggio di sviluppo di cui dispone”.
Concludendo, come per un medico radiografie, risonanze ecc. servono per confermare la diagnosi, il computer serve per confermare la bontà di una posizione didattica.
Posizioni didattiche e dinamismo
La precedente definizione di posizione didattica è un po’ classica perché fa rientrare nella strategia le spinte di pedone. In realtà la distinzione fra mosse dinamiche e mosse statiche porta a concludere che le spinte pedonali fanno distinguere fra posizioni didattiche statiche e posizioni didattiche dinamiche.
L’esperienza mostra che le seconde sono decisamente preponderanti.