Secondo Kotov, “il piano è una sequenza di operazioni strategiche, ciascuna delle quali ha un suo proprio disegno e aderisce alla richiesta della posizione”; secondo Lasker “è meglio un piano cattivo che niente”.
Bastano queste affermazioni per comprendere che nella storia degli scacchi il concetto di piano ha sempre avuto un’importanza fondamentale, forse eccessiva. In particolare ha portato a all’ottimismo didattico: una partita era vinta/persa solo per un piano buono/cattivo, senza rendersi conto che la realtà era molto diversa: la partita era vinta/persa anche per merito del piano, ma soprattutto per una mossa sbagliata dell’avversario o nostra.
B
Nella posizione mostrata nel diagramma 311 (Sthalberg-Wade, Staunton mem. 1951) il Bianco concepisce il piano di cambiare il suo Alfiere cattivo campochiaro con quello del Nero: 17.Ae2! Dh6 18.Ag4! Cd7 19.Cf3 Cb6 20.Axc8 Texc8 21.Db3 Af6? 22.Ch4! e il Bianco vinse alla 32esima mossa. In realtà il piano scelto dal Bianco è solo uno dei tanti possibili. Sono mosse buone la tematica 17.b4, 17.Dh5, 17.Ae3, 17.Ad2, 17.Tb1, 17.Cg4, 17.Ag2 e ovviamente anche 17.Ae2. Ciò significa che la posizione del Nero è senza controgioco, già inferiore. Ciò che fa precipitare la situazione è 21…Af6? che consente la brillante 22.Ch4!.
La posizione che segue (Znosko Borovsky-Alekhine, Parigi 1933) è spesso utilizzata per mostrare come chi non gioca secondo un piano è destinato a perdere.
B
La posizione di partenza è equilibrata e la prima mossa del Bianco è piuttosto ovvia: 16.Ah6 Tfd8. A questo punto il Bianco dovrebbe capire che nella posizione la cosa più importante è la mobilità dei pedoni e cercare di bloccare la marcia dei pedoni e-f del Nero. Per cui la migliore sembra essere 17.f4!
Seguì invece 17.Rf1?! f5 18.Td8+ (leggermente migliore 18.Te1) Txd8 19g3 Rf7 20. Ae3 h5 21.Re2 Re6 22.Td1 Tg8 23.f3? (23.h4!) h4 24.Af2 hxg3 25.hxg3 Th8 26.Ag1 Ad6 27.Rf1?! Tg8 (forse migliore 27…e4) 28.Af2 b5?! (28…e4) 29.b3 a5 30.Rg2 a4 31.Td2 axb3 32.axb3 Ta8 33.c4? (meglio 33.b4) Ta3 34.c5 Ae7 35.Tb2 b4 36.g4 f4 37.Rf1?! (meglio 37.c6) Ta1+ 38.Re2 Tc1 39.Ta2? (meglio ancora 39.c6) Tc3?; era meglio 39…Tb1, ma ormai il vantaggio del Nero è decisivo.
A questo punto la partita non ha più storia con il Nero che consolida il suo grande vantaggio: 40.Ta7? (40.Tb2) Rd7 41.Tb7 Txb3 42.Tb8 Tb2+ 43.Rf1 b3 44.Rg1 Rc6 45.Rf1 Rd5 46.Tb7 e4 47.fxe4 Rxe4 48.Txc7 Rf3 49.Txe7 Txf2+ 50.Re1 b2 51.Tb7 Tc2? (migliore 51…Rg2!) 52.c6 Rg3 53.c7 f3 54.Rd1 Txc7 55.Txb2 f2 e il Bianco abbandona.
Come si vede, il Bianco da una posizione equilibrata è passato a una posizione persa in circa 20 mosse, a causa di una serie di mosse imprecise (in grassetto). Dire che il Nero abbia seguito un piano è scorretto, più che altro ha giocato mosse che erano coerenti con la posizione. Se il Bianco avesse giocato 23.h4!, probabilmente la partita avrebbe preso un’altra piega.
Nella Rossolimo-Wood (Southsea, 1949) siamo invece in una situazione completamente diversa:
B
Il Nero ha un inservibile pedone in più, ma il Bianco ha un’iniziativa che sembra non poter procedere. La posizione sembra bloccata. Tutte le mosse non squilibrano la posizione tranne la fortissima 1.f4! che libera linee o diagonali sul Re nero. 1…Tba7 (1…gxf4 2.g5! e la Donna entra da h3) 2.Df3 Df8 3.Txb6.
La situazione classica
Classicamente, data una posizione, si verifica una delle quattro situazioni.
Situazione intuitiva – Il giocatore sceglie la mossa in base alla propria esperienza, la mossa è automatica. Non esistono garanzie che la mossa sia buona, ma la si gioca comunque, non si vedono altre possibilità equivalenti. A volte può essere una scelta meccanica (come riprendere la Donna che ha preso la nostra), ma lo si fa. Silman cita questo esempio:
B
In questa posizione nessun giocatore di livello internazionale esiterebbe a giocare 1.Dxb8 Txb8 2.Tc1 seguita da 3.Tc7 con chiaro vantaggio grazie alla posizione dominante della Torre sull’unica colonna aperta.
Le situazioni intuitive sono tanto più sensate quanto maggiore è la forza del giocatore. Un caso particolare di situazione intuitiva è l’apertura giocata “a memoria”.
Situazione strategica – Si applicano principi posizionali (regole) per assicurarsi un miglioramento della nostra posizione. In alcuni casi non è necessario calcolare lunghe varianti, in altri è importante verificare che una buona mossa posizionale non sia confutata da una linea tattica. Nella situazione strategica le mosse candidate sono scelte in base alla strategia e poi, eventualmente, verificate con il calcolo.
Situazione tattica – È quella che Dorfman chiama momento critico. Non potendo ottenere più di tanto da manovre strategiche, cerchiamo di convertire la nostra superiorità con combinazioni tattiche. Nella situazione tattica le mosse candidate sono scelte in base alla tattica; si devono cioè identificare i temi tattici della posizione e poi sfruttarli.
Situazione mista – Il giocatore non sa se deve operare strategicamente o se la posizione può già essere risolta con motivi tattici. Le mosse candidate possono essere sia strategiche sia tattiche. Si tratta della situazione più difficile, spesso causa di notevole confusione. Pensiamo al senso di frustrazione che si ha quando si sceglie come prima candidata una mossa tattica e ci si accorge dopo un grande dispendio di energie che non funziona.
Il piano moderno
L’avvento del computer ha modificato il concetto di piano, ridimensionando l’ottimismo didattico e il concetto di piano classico. Non conta ciò che è successo prima, non conta fare un piano che si sviluppa in tante mosse, ma
data una posizione, il piano migliore è quello che la migliora più significativamente!
Può sembrare un’ovvietà, ma nella frase sono contenuti diversi concetti che le posizioni sopraesposte dovrebbero aver chiarito:
- Strategia e tattica si fondono; eseguire una mossa strategica quando se ne richiederebbe una tattica (o viceversa) è un grave errore.
- Una partita può essere composta da molti piani elementari classici, dipende da cosa fa l’avversario!
- Esistono posizioni con più mosse valide e altre con una sola (posizioni didattiche).
- La partita si vince non facendo mosse deboli (che peggiorano sensibilmente la posizione).
- Il giocatore forte non si lascia scappare la mossa del KO in una posizione didattica.
L’analisi della posizione
Il più grave errore che si può commettere è non analizzare bene la posizione e partire subito con l’analisi di una mossa. Cosa può generare questo errore? Il giocatore:
- Si innamora di una mossa.
- Vede solo una parte della scacchiera, nella quale c’è solo una mossa ovvia.
- Replica in maniera meccanica a una mossa dell’avversario (di solito una presa o una minaccia).
Vediamo un caso clamoroso (Kasimdzhanov-Kasparov, Match Europa-Asia 2001):
B
Il Nero ha appena giocato 9…Ad6, bloccando il pedone d5, la cui avanzata minacciava la scoperta sulla Torre in a8. La mossa è talmente logica che ora i due giocatori guardano solo quella parte della scacchiera che sta sul lato del loro arrocco. Nessuno dei due si accorge dell’indifesa Ta1. Il Bianco giocò 10.0-0??, cui il Nero replicò 10…0-0??, mancando la chance di 10…Ae5 che guadagna una Torre!
Se questi errori sono giustificabili nel gioco lampo, non lo sono certo in una partita a tempo medio-lungo.
L’analisi attenta della posizione è dunque fondamentale, ma come portarla avanti?
Statica e dinamica
Classicamente l’analisi della posizione ha solo due armi a disposizione, la strategia e la tattica. Il vero problema di molti giocatori è non sapere quando passare da una all’altra per cui può capitare che giocatori troppo strategici si lascino sfuggire brillanti combinazioni tattiche, viceversa giocatori troppo innamorati della tattica giocano male strategicamente e non riescono a ottenere posizioni dove esista una chiara confutazione tattica della posizione dell’avversario.
La scuola dinamica risolve il dualismo strategia-tattica sostituendolo con quello statica-dinamica. Possiamo definire dinamiche le mosse:
- scacchi
- catture
- attacchi
- spinte pedonali
mentre statiche son o tutte le rimanenti mosse. Le mosse dinamiche cambiano la natura della posizione, mentre quelle statiche tendono a migliorarla senza uno scontro diretto. Si può paragonare la statica a una guerra di trincea, mentre la dinamica è un assalto a campo aperto.
Deve essere subito chiaro che
(1) con la statica non si vincono le partite,
al più si può migliorare la propria posizione; prima o poi devono esserci però momenti dinamici che “convertano” il vantaggio statico in vittoria.
Prima di passare a descrivere metodi dinamici di scelta della mossa, è necessario precisare subito che
(2) per scegliere bene si deve calcolare bene.
Per questo motivo molti giocatori di non eccelsa forza sovrastimano il gioco statico e si astengono sistematicamente dal giocare mosse dinamiche troppo difficili da calcolare; viceversa giocatori abili tatticamente si buttano subito nel gioco dinamico, Il giusto compromesso è rappresentato sinteticamente dai seguenti punti
- la strategia classica affina la capacità di gestire la parte statica della partita
- la tattica affina la capacità di gestire la parte dinamica.
Tattica e strategia diventano solo mezzi con cui affrontare il dualismo statica-dinamica della posizione. Anche alla fine di una fase dinamica è spesso necessario usare valutazioni strategiche classiche per valutare la posizione finale che è ritornata statica. Si consideri per esempio la posizione (Almasi-Ivanchuk, Rubinstein mem. 2000) dopo l’ultima mossa del Bianco, 15.c4, una chiara mossa dinamica:
N
Vengono in considerazione tre mosse (tutte dinamiche):
- 15…dxc4 lascia l’Alfiere in f6 cattivo, ma toglie la maggioranza sull’ala di Donna all’avversario.
- 15…dxe4 lascia la maggioranza sull’ala di Donna al Bianco, ma Ivanchuk ci dice che “Capablanca ci ha insegnato che quando abbiamo un Alfiere contro un Cavallo, dobbiamo cercare una struttura asimmetrica dei pedoni”.
- 15…d4 la mossa preferita dal computer con un tempo di riflessione qualunque (breve o lungo): evidentemente il computer valuta che l’Af6 resta cattivo, ma che un pedone passato è un buon vantaggio.
In realtà, se il Nero è un forte giocatore e il Bianco un avversario con 400 punti Elo in meno, probabilmente qualunque delle tre mosse giochi, il Nero finirà per vincere. L’esempio però mostra che non sempre la dinamica conclude la partita che può ritornare del tutto tranquilla e posizionale.
La didattica classica ha scritto centinaia di libri sulla scelta della mossa senza riuscire a dare un metodo concreto utilizzabile dal giocatore medio; ogni soluzione presupponeva che ci fossero alle spalle concetti piuttosto avanzati oppure una non indifferente abilità di calcolo. Prima di analizzare il metodo SCAS, dinamico per eccellenza, analizzeremo due metodi, quello di Dorfman e lo SCAP che si possono a tutta ragione ritenere buoni esempi di metodo dinamico di scelta della mossa.