La mobilità è un concetto molto complesso che è presente nei temi strategici principali fino ad avere una propria intrinseca importanza. La mobilità di uno schieramento è sicuramente un aspetto positivo, ma di per sé è un vantaggio ancora più fumoso rispetto a quelli classici, per esempio un vantaggio di spazio.
Si sa per esempio che poter aprire un secondo fronte d’attacco è spesso decisivo (principio delle due debolezze) e che tale operazione è facilitata dall’assenza di mobilità delle truppe nemiche e da un’ottima mobilità delle proprie. D’altro canto ci sono molte posizioni dove un pezzo poco mobile difende come una cariatide tutto lo schieramento. Per valutare quindi l’impatto della mobilità di pezzi è pedoni non si può prescindere dalla fattispecie, basando la propria valutazione su argomenti di carattere generali che andremo ad esaminare.
Mobilità dei pezzi
Nei testi gli esempi con pezzi poco mobili riguardano sempre posizioni in cui un pezzo è rimasto intrappolato ed è praticamente inservibile. Di fatto, il giocatore che lo possiede sta giocando con un pezzo in meno, un concetto che anche giocatori di non eccelsa forza riescono subito a cogliere. Molto spesso la mobilità persa da un nostro pezzo è il risultato di una notevole carenza di spazio, per cui un concetto che deve essere tenuto sempre molto presente da chi ama giocare strutture con poco spazio a disposizione è di non bloccarle a tal punto da avere pezzi “congelati”. Si consideri per esempio questa posizione (Bronstein-Pilnik, Belgrado 1954):
B
Il Nero potrebbe essere soddisfatto di aver bloccato la posizione. La differenza sostanziale è che ha un pezzo che praticamente è tagliato fuori dal gioco, l’Ag7: infatti è l’unico che ha solo due case (f8 ed h8, fra l’altro inservibili) a disposizione, per quanto si spostino gli altri pezzi senza perdere materiale. Il piano del Bianco diventa chiaro. Sacrificare un pedone, aprire l’ala di Donna e giocare praticamente con un pezzo in più: 34.b4! axb4 35.a5! Tc8 35.axb6 Dxb6. Ora con 37.Ta2 (in partita il Bianco giocò la più debole 37.Da2 che portò lo stesso il Bianco alla vittoria dopo una ventina di mosse) il Bianco giocherà praticamente con un pezzo di vantaggio per un pedone.
Occorre prestare molta attenzione perché un nostro pezzo può rimanere ingabbiato anche nella fase di apertura. Ecco il famoso esempio della Winter-Capablanca (Londra, 1919) dopo 10.Cd5 del Bianco.
N
La partita proseguì con 10…g5 11.Cxf6+? (meglio 11…Ag3) Dxf6 12.Ag3 Ag4 13.h3 Axf3 14.Dxf3 Dxf3 15.gxf3 e l’Alfiere è ingabbiato.
Più interessanti sono gli esempi di dominazione, cioè del controllo delle case di arrivo di un pezzo tramite i nostri pezzi, di solito uno solo. Mentre la mancanza di mobilità causata dai pedoni è facilmente prevedibile anche dal principiante, la dominazione di un pezzo da parte di un altro nostro pezzo spesso sfugge anche a forti giocatori. Ecco un esempio, tratto dalla Leko-Bareev (Dortmund, 2002).
N
Il Nero ha un pezzo in meno e finì per perdere dopo una quarantina di mosse; poteva pareggiare subito con una dominazione della Torre sul Cavallo: 35…Tb7! minacciando di recuperare il pezzo con a5-a4-a3 oppure con la manovra di Cavallo Ch5-f4-d3. 36.Cd6 Tb4!! 37.Cc8 Tb7 38.Cd6 Tb4.
Mobilità dei pedoni
Ogni giocatore conosce la bramosia del pedone passato di andare a promozione e Nimzowitsch aveva già chiaramente esplicitato la necessità di avanzare un pedone candidato a diventare passato (“candidato in avanti!”). Nei finali anche il giocatore non esperto capisce che l’avanzata dei pedoni può essere un piano vincente (il difficile al più è come sincronizzare tale avanzata!); nel mediogioco invece risulta molto più difficile valutare l’impatto di una mobilità di pedoni: inutile avanzare la propria maggioranza sull’ala di Donna se si prende matto sull’ala di Re.
Lo sfruttamento della mobilità dei pedoni ha due aspetti negativi:
- i pedoni sono lenti (e quindi la loro avanzata richiede tempo)
- l’avanzata lascia alle spalle dei pedoni case deboli oppure sguarnisce le difese attorno al Re.
Quando questi difetti sono compensati dai pregi dell’avanzata (guadagno di spazio, minacce tattiche ecc.), allora la mobilità costituisce sicuramente un plus.
In molte aperture oggi ritenute non principali (come nella Siciliana chiusa o nell’attacco Est-indiano contro la Francese) il Bianco spinge ottimisticamente i propri pedoni sull’ala di Re, coordinandoli con i pezzi per un attacco decisivo; attacco che in genere può essere parato (per esempio con un attacco al centro o sull’ala opposta9, ma, se sottovalutato, assume caratteristiche dirompenti. Questo esempio didattico lo dobbiamo a Euwe.
B
Come si vede il Nero ha cincischiato e ha lasciato avanzare indisturbati i pedoni del Bianco che costituiscono ormai una falange inarrestabile (sarebbe un grave errore 1. h5? perché i pedoni non sarebbero più mobili). Dopo 1.g5! hxg5 2.hxg5 Cxg5 3.Cxg5 Axg5 4.Dh5 il Nero è spacciato.
Non sempre però le spinte ottimistiche davanti al proprio Re funzionano.
N
In quest’altra posizione didattica il Nero ha un certo vantaggio e dovrebbe accontentarsi di portare il proprio Cavallo nell’avamposto d4. Invece, sovrastimando la propria posizione, decide di giocare 1…f5 senza rendersi conto che non può costituire una falange di pedoni mobili, riprendendo con il pedone g. Infatti dopo 2.exf5 gxf5?? 3.Td6! (secondo il tema tattico del sacrificio sul pedone) acquisisce un vantaggio decisivo, sfruttando lo scacco di Donna in e5 al Re ora indifeso dallo scudo pedonale.
Esistono molti esempi di finali in cui una falange di pedoni assicura la vittoria avanzando inesorabilmente. Come esempio si può citare la Karpov-Polugaevsky (Mosca, 1974).
N
Il Nero gioca 38….Rd8, sperando di usare anche il Re per fermare l’avanzata sull’ala di donna del nemico. Karpov però non lascia speranze: 39.c4 Rc7? Questa (e non la precedente) è la mossa errata: il Re doveva ritornare in e7, da dove è meno esposto. Dopo 40.b4 Cg6 41.b5 axb6 42.cxb5 Tc2 43.b6+ (con il Re in e7 non si perdeva questo tempo) Rd7 44.Td2! Txd2 45.Txd2 Te5 46.a6 Rc6 47.Tb2 Cf4 48.a7 Ta5 49.Ac4 (1-0) per la minaccia 50.Ta2.