Il metodo Dorfman è uno dei metodi proposti per la scelta della mossa. Uno dei dilemmi del giocatore di media forza non è individuare i temi strategici/tattici della posizione, quanto di valutarne la priorità e fare la scelta giusta. Inutile bearsi della maggioranza sull’ala di Donna se sull’ala di Re si prende matto. Con la sua teoria degli squilibri, Silman ha mostrato che nelle varie posizioni è fondamentale cercare gli squilibri strategici che possono orientare il giocatore, ma non è riuscito a dare un metodo convincente sulle importanze relative degli squilibri trovati.
Suba ha cercato in diverse sue opere di spiegare cosa sia il dinamismo negli scacchi per far capire perché non si devono applicare meccanicamente gli insegnamenti strategici classici. Purtroppo le sue osservazioni sono solo la verifica del suo eccellente gioco, senza la capacità di forgiare regole chiare e alla portata di tutti (conscio di ciò, Suba ha concluso frettolosamente che negli scacchi spesso non ci sono regole).
Anche Dorfman ha provato a studiare e a risolvere il dualismo statica-dinamica, proponendo un metodo che è molto chiacchierato negli ambienti scacchistici, con il difetto che, a causa di un’esposizione frettolosa, risulta non del tutto chiaro, tant’è che ci sono molte “interpretazioni”, non del tutto coincidenti.
Inoltre le partite e gli esempi proposti da Dorfman non sono stati sottoposti all’esame dei motori (all’epoca, fine anni ’90, troppo lenti e giudicati scarsi strategicamente), con il risultato di contenere molti errori, alcuni dei quali inficiano la bontà dell’esempio e delle conclusioni dell’autore.
Vediamo cosa dice il GM Dorfman.
- Il dinamismo negli scacchi consiste nella variazione durante la partita dei fattori strategici (un po’ quello che dice Silman con la teoria degli squilibri).
- Una posizione critica si ha quando c’è questo cambiamento nella gerarchia dei fattori strategici.
- Nelle posizioni critiche si deve fare riferimento al solo bilancio statico.
- Un elemento statico è quello che ha un’influenza duratura nella posizione.
- Chi ha un bilancio statico negativo deve ricorrere a mezzi dinamici.
Spieghiamo le cinque regole.
Metodo Dorfman: la posizione critica
Per Dorfman la posizione critica è un momento di rottura, quando c’è un possibile cambio della gerarchia degli elementi strategici. Tre sono gli elementi che identificano una posizione critica:
- si deve prendere una decisione in vista di un possibile cambio (non un cambio forzato);
- si deve prendere una decisione in vista della possibile modifica della struttura pedonale (soprattutto se i pedoni sono centrali);
- una posizione che si verifica alla fine di una sequenza di mosse forzate (evitando la confusione fra “serie di mosse forzate” e combinazione).
Metodo Dorfman: il bilancio statico
Un elemento è statico se ha un’influenza duratura sulla situazione.
Per esempio, un Re non arroccato è un fattore dinamico (se l’arrocco è ancora possibile), mentre la distruzione delle difese attorno al Re è sicuramente un fattore statico.
La scala di priorità di Dorfman per definire il bilancio statico è la seguente:
- Posizione (sicurezza) del Re.
- Correlazione materiale.
- Chi trae vantaggio dal cambio delle Donne?
- Struttura pedonale.
Metodo Dorfman: la posizione (sicurezza) del Re
Laketic ritiene il primo punto molto importante nelle posizioni con Alfieri di colore contrario e pezzi pesanti, ma in realtà è vero sempre: è abbastanza intuitivo che un piano dinamico ha molte possibilità di concretizzarsi su un Re non sicuro.
In realtà, come vedremo più avanti, Dorfman fa confusione fra posizione e sicurezza: quello che conta non è la posizione, ma il fatto che questa sia definitivamente insicura, essendoci, anche a pari posizione, molta differenza fra un Re che ha perso il diritto all’arrocco e rimane al centro poco difeso oppure ha perso la copertura dei suoi pedoni e uno che semplicemente “sta per arroccare”.
Metodo Dorfman: la correlazione materiale
Il caso più semplice è rappresentato da un piccolo svantaggio materiale (un pedone, la qualità ecc.); tale svantaggio statico può trovare compenso in altri vantaggi statici, per esempio la debolezza statica del Re avversario.
A meno di non avere già partita vinta, di solito un vantaggio di materiale è compensato da nostre deficienze statiche per cui la realizzazione del vantaggio implica un gioco dinamico finché l’avversario non possiede più alcun vantaggio statico. Uno dei mezzi dinamici più usati è per esempio il cambio dei pezzi attaccanti dell’avversario.
Anche la sinergia dei pezzi è un fattore molto importante. Per esempio, genericamente la coppia degli Alfieri è un vantaggio; ma, in realtà, sulla correlazione dei pezzi Dorfman è piuttosto approssimativo, rifacendosi a concetti classici come l’attività dei pezzi. Il punto è che la didattica scacchistica non è ancora riuscita a spiegare come i pezzi vadano armonizzati fra loro. Vediamo gli sviluppi più recenti.
Dvoretsky ha sempre trattato la strategia dal punto di vista analitico con analisi molto approfondite di partite interessanti, ma senza la capacità di sintetizzare le sue analisi. Anche se ha insistito su alcuni temi su cui i classici talvolta hanno sorvolato (come il pezzo mal piazzato oppure il pezzo di troppo) i suoi testi sembrano di difficile comprensione perché basati su analisi che a tavolino non è possibile fare.
Silman ha cercato di rimediare introducendo il concetto di squilibrio: ha trattato in dettaglio gli squilibri più diffusi (che poi coincidono con i temi della strategia classica, ma con lo sforzo di giudicarli in base alla posizione); purtroppo quello che manca è il meccanismo con cui si creano squilibri favorevoli, senza il quale si rischia di prendere cantonate notevoli. Nella analisi di Silman appare chiaro che questi meccanismi appartengono all’esperienza del giocatore, più che a metodi universali.
Aagaard ha infine posto l’accento sulla necessità di analizzare gli elementi della posizione, i concetti (gli elementi sono le effettive interazioni fra i pezzi, mentre i concetti sono le interazioni possibili, per realizzare i quali Aagaard suggerisce la metafora del Natale: “che regalo vorresti dalla posizione? Poi cerca di realizzarlo!”) e di confrontare il valore reciproco dei pezzi; un buon metodo, se esistessero chiari criteri di valutazione e di confronto. In molte posizioni tutti capiscono che un Cavallo è per esempio meglio di quello avversario, ma in molte altre il dinamismo della posizione e un certo equilibrio rendono la valutazione parecchio complessa e, anche in questo caso, solo l’esperienza e la forza del giocatore aiutano. Anche la metafora del Natale è interessante, ma se si spendono decine di minuti per cercare qualcosa di impossibile?
Da notare infine l’interessante approfondimento di Lysytzin sulla valutazione del singolo pezzo attraverso cinque fattori fondamentali:
- Centralizzazione (ovvio che in media un pezzo che domina il centro sia decisamente più forte di uno al bordo, fin qui niente di nuovo).
- Stabilità (un pezzo instabile che può essere facilmente scacciato perde gran parte della sua forza).
- Attività (ovviamente il pezzo deve avere obiettivi sensibili; anche un Cavallo in d5 se non minaccia/attacca nulla può essere di scarso valore).
- Coordinazione (forse il punto su cui Dorfman vorrebbe soffermarsi di più; la coordinazione deve essere sia in difesa sia in attacco: il pezzo deve essere adeguatamente difeso e deve coordinarsi con altri pezzi su obiettivi comuni, vedasi per esempio il concetto di batteria).
- Mobilità (il pezzo deve potersi muovere per far fronte a mutate esigenze della posizione).
Tornando a Dorfman, è consigliabile per il punto “coordinazione del materiale” orientarsi a una valutazione “classica” (cioè desunta da altri autori) che sentiamo di maneggiare bene.
Il cambio delle Donne
La risposta alla domanda “chi ha la migliore posizione dopo il cambio delle Donne?” non deve trarre in inganno. Essa non pone un obiettivo (il cambio), quanto semplicemente analizza un ulteriore piccolo plus statico. Poiché la Donna è il pezzo più dinamico, ovviamente se cambiandola andiamo a stare meglio, vuol dire che la nostra situazione statica prima del cambio era comunque meritevole di un ulteriore plus (la possibilità di cambiare le Donne).
La struttura pedonale
Può sembrare strano, ma per Dorfman è il fattore meno importante rispetto a quelli già visti. Si tratta di concetti già molto noti dalla didattica classica:
- pedoni doppiati e triplicati
- pedone passato e sostenuto; un pedone passato, ma non sostenuto non dà nessun vantaggio statico
- numero di isole pedonali (una struttura compatta può essere modificata senza indebolirsi); pedoni sospesi
- superiorità dei pedoni centrali
- maggioranza pedonale sul lato di Donna
- case deboli
- pedone isolato
- pedone arretrato
- gruppo di case deboli dello stesso colore
- blocco
- colonne semiaperte
- avamposto
- pezzi cattivi
- spazio.
La sesta regola
Accorgendosi delle difficoltà che analizzeremo nel prossimo paragrafo e in particolare della mancata quantificazione dei quattro fattori sopraesposti (che dovrebbe portare a una valutazione statica espressa da un numero, un po’ come fanno i motori), Dorfman propone un metodo per stabilire chi sta meglio staticamente:
- Analizzate che possibilità ha la vostra posizione di migliorare senza prendere in considerazione quella dell’avversario.
- Analizzate che possibilità ha la posizione dell’avversario di migliorare senza considerare la vostra.
- Staticamente risulta migliore quella posizione che è già pronta per essere migliorata.
Si veda la Petrienko – Dorfman, URSS 1984:
N
Il Bianco non può migliorare nulla perché un eventuale raddoppio sulla colonna c distoglierebbe dalla difesa del pedone. Il Nero invece può portare il Cavallo in d5 trasformando il dinamico pedone isolato del Bianco in una debolezza incapace di avanzare: 15…h6 16. Tc2 Af8 17. Tcd2 Ce7 18. Ce5 Ced5 e il Nero è in netto vantaggio statico.
Purtroppo anche questa regola è molto superficiale: come può un giocatore di media forza essere sicuro che la posizione possa migliorare a seguito di questa o quella mossa? In realtà il problema principale è un altro: se la posizione può essere staticamente migliorata, il più delle volte, giudicando semplicemente la posizione, si dovrebbe concludere che è peggiore di quella dell’avversario che invece è arrivato già al top statico. Del resto nessuno vorrebbe giocare posizioni con un enorme svantaggio di sviluppo: la nostra posizione può essere migliorata, ma prima si perde la partita!
Limiti del metodo
A questo punto siamo in grado di fare un esatto bilancio statico della posizione? Tranne casi molto evidenti (quelli che sui libri sono usati per dimostrare questo o quello, ma che in partita capitano solo con giocatori molto più deboli!), probabilmente no. Vediamo alcuni punti che Dorfman non risolve:
Corretta interpretazione dei fattori – Chiara la priorità dei fattori per la valutazione del bilancio statico, ma la loro definizione è troppo approssimativa, direi sbrigativa. Un esempio è offerto dalla Taimanov – Larsen (Vinkovci, 1970):
N
Qui secondo Dorfman il bilancio statico risulta favorevole al Bianco. Ma perché, visto che il primo fattore boccia la posizione (e Dorfman parla proprio di posizione) del Re bianco che non è ancora arroccato? Vero che il Nero ha gli Alfieri passivi e il pedone isolato in d5, ma il Re Bianco è meno al sicuro; certo può arroccare (l’arrocco può essere considerato una mossa di sviluppo, quindi dinamica) e la sua sicurezza sarebbe totale. Paradossalmente se il Re bianco fosse nella stessa posizione, ma avesse perso il diritto all’arrocco, il bilancio statico sarebbe a favore del Nero.
Vediamo come il Nero, giocando dinamicamente, riesce a forzare la posizione a proprio vantaggio.
1…g5 2.Ag3 g4 3.Cd4?! (un errore; come si vede il gioco dinamico ha dato i suoi frutti. In presenza di più scelte, il Bianco sbaglia; era meglio portare il Cavallo in e5) 3…Cxd4 4.exd4 Ag5! 5.0–0 (il Bianco preferisce dare la qualità piuttosto che lasciare il Re al centro dopo 5.Tc2 Te8+ 6.Te2 Txe2+ 7.Rxe2) 5…Axc1 6.Txc1 Ae6 7.h3 gxh3 8.Ae5 (il Bianco con la qualità in meno gioca ora dinamico, ma è un dinamismo che sarà meno efficace di quello di Larsen) 8…f6 9.Ce4 fxe5 10.Dg3+ Ag4!! 11.Dxg4+ Rh8 12.Cg5 Dd2 e il Bianco abbandona.
Si noti come il dinamismo del Nero abbia funzionato e quello del Bianco no; condizione necessaria per un buon gioco dinamico è un’ottima capacità tattica, in assenza della quale il dinamismo è solo sinonimo di confusione.
Un’altra trattazione molto sbrigativa è nella valutazione del cambio delle Donne. Ovviamente il vantaggio che ne deriva va integrato con le altre considerazioni sul bilancio statico per avere un risultato definitivo sulla situazione statica.
Ciò significa che
- In linea di massima ha senso cambiare le Donne per entrare in un finale favorevole, ma solo se il finale è davvero decisamente favorevole; altrimenti può aver senso usare la Donna per incrementare il proprio vantaggio, soprattutto in assenza di controgioco avversario.
- Non ha senso cercare il cambio a tutti i costi, sottovalutando la reazione dinamica dell’avversario.
- Se il proprio Re non è sicuro e il cambio delle Donne ci dà una migliore posizione, ha senso cambiarle, ma se dopo tale cambio entriamo in un finale perso, ovviamente no.
Mancata quantificazione dei 4 punti – Va bene la definizione della priorità, ma come “pesarli” reciprocamente?
Mancata definizione di dinamismo – Non è affatto chiaro che cosa si intenda per mossa dinamica. Dorfman sembra propendere per una mossa che provoca un’alterazione dei fattori strategici, ma allora quali sarebbero le mosse statiche? Poiché mosse di sviluppo, arrocco, mosse che conquistano spazio ecc. si devono considerare dinamiche (alterano il bilancio statico), le mosse statiche quali sono?
Da un punto di vista pratico sia Dorfman che Suba tendono a considerare dinamiche mosse che generano una sorta di esplosione dell’energia potenziale insita nella posizione, ma tutto ciò appare valutato con il senno di poi (la mossa si è rivelata buona). Come evitare che
- il dinamismo sia invece una semplice confusione (chaos button)
- oppure la semplice ricerca di una combinazione in posizione inferiore
- oppure ancora che si identifichi con le spinte di rottura
- oppure con il semplice concetto di gioco attivo?
Alcuni giocatori, temendo di incorrere in dinamismi negativi, giocano praticamente solo staticamente.
Come fare in modo che una mossa “dinamica” sia buona?
Questo è il limite fondamentale del lavoro di Dorfman (ma anche di quello di Suba che tratta il dinamismo con astratte considerazioni psicologiche/filosofiche). Lo stesso Dorfman sentenzia che nel gioco dinamico i pedoni giocano un ruolo fondamentale perché possono alterare notevolmente gli equilibri e sottolinea che in un centro non ancora definito è difficile analizzare gli elementi statici della struttura pedonale.
Superamento del metodo di Dorfman
Probabilmente né Dorfman né Suba hanno una grande propensione per la didattica e il loro grande talento di giocatori resta confinato nelle loro menti senza che riescano a trovare un modo chiaro e coerente di passare le informazioni al comune mortale.
In realtà, ci si potrebbe accorgere che:
- Si devono definire a priori le mosse dinamiche e le mosse statiche, in modo chiaro, inequivocabile.
- Partire dalla statica e dal bilancio statico non è il massimo perché relega il dinamismo (che è necessario per vincere le partite) in una seconda fase della partita. Il caso più evidente è che, in presenza della possibilità di migliorare il proprio bilancio statico, Dorfman lo farebbe, rinunciando magari a dare matto in una mossa!
Vedremo come il metodo SCAS supera questi problemi.