• HOMEhome
  • CORSO DI SCACCHI
    • Chi siamo
    • Contatti
  • Per cominciare
  • Livello medio
  • Strategia
  • Tattica
  • Finali
  • albanesi.it

Casa debole

Parlando della strategia del pedone abbiamo definito la casa debole come quella non controllabile da un nostro pedone. Si parla di pedone debole quando il pedone è situato su una casa debole.

Si ha poi un buco (hole) quando la casa debole è controllata da un pedone avversario.

Una casa debole è poi debole al massimo quando:

  • è controllata da un pedone avversario;
  • non può essere attaccata da un nostro pezzo leggero.

Nella posizione seguente la casa f4 è debole al massimo per il Bianco. La sua occupazione da parte del Cavallo nero assicura al Nero un vantaggio duraturo perché non è possibile scalzarlo.

La casa debole

Sfruttamento della casa debole

Lo sfruttamento della casa debole passa attraverso due stadi:

  • eliminazione dei difensori;
  • occupazione.

Come si comprende dall’esempio precedente, una casa debole lo diventa soprattutto se l’avversario riesce a sfruttarla. Il modo migliore per sfruttare la casa debole è eliminare l’Alfiere dello stesso colore della casa. Infatti la casa diventa facilmente occupabile da un nostro pezzo leggero (di solito il Cavallo in avamposto) e diventa per noi forte.

Una situazione del genere è comune dopo che l’avversario ha arroccato aprendo il fianchetto e dopo che noi con la manovra classica di Alfiere-Donna lo abbiamo sfianchettato. Osserviamo la posizione seguente:

La casa deboleB

Il Bianco ha giocato Ae3-Dd2; il Nero ha mosso prematuramente il Cavallo in e7 (se il Cavallo fosse rimasto in g8 la manovra di sfianchettamento non sarebbe stata possibile). Ora il Bianco con 1.Ah6 cambia l’Alfiere nero in g7 e il Nero ha deboli le case h6 e f6.

La posizione che segue è tratta dalla difesa olandese. Il Bianco vuole sfruttare la casa debole e5, logico quindi cercare prima di cambiare l’Ad6: 1.Af4! Ae7. Il Nero evita il cambio anche a costo di perdere un tempo.

La casa deboleB

Ancora più interessante questa posizione (Bogoljubow-Mieses, Baden-Baden 1925):

La casa deboleB

Anche in questo caso il Nero ha debole la casa e5 e il Bianco gioca Af4, non temendo l’indebolimento del suo arrocco. Tale mossa dà per scontato che il piano di assicurarsi la casa e5 sia il migliore possibile. In realtà erano possibili altre mosse. Comunque, dopo 10.Af4 Axf4 11.gxf4 Dh6?! (migliore la semplice 11…0-0) 12.e3 Cdf6?! (anche qui era meglio 12…0-0) 13.Ce5, il Bianco ha occupato la casa debole.

La casa debole

Casa forte (occupazione)

Una casa debole per l’avversario può essere per noi forte se:

  • è abbastanza vicina alle linee avversarie (cioè se è nel cuore dello schieramento avversario);
  • è occupata da nostri pezzi.

Le stesse condizioni non identificano una casa forte se non è debole per l’avversario, cioè se l’avversario può attaccarla con suoi pedoni.

Il pezzo ideale per occupare una casa forte è il Cavallo (nel finale anche il Re) perché i pezzi pesanti, se non possono essere attaccati dai pedoni (la casa è forte!), possono esserlo da pezzi leggeri. Sembrerebbe che anche l’Alfiere possa essere un buon occupatore, ma si deve rilevare che l’Alfiere esplica la sua azione anche a distanza per cui è più “sicuro” lavorare sul lungo raggio che portarlo a contatto con le linee nemiche.

Nell’esempio che segue (Petrosian-Smyslov, Mosca 1949) il Nero previene l’occupazione della casa d5 semplicemente cambiando il pedone d5 con quello in c2!

La casa deboleN

In partita si ebbe: 23…d5! 24.Cxd5 (migliore era 24.exd5 e4 25.Cxe4 Axb2 con il Nero comunque in vantaggio) Axd5 25.exd5 Txc2 26.b3 e4 e il Nero ha un vantaggio decisivo.

Attacco alla casa forte

Supponiamo che l’occupazione da parte dell’avversario abbia avuto successo.

Se la nostra casa è debole al massimo, per eliminare il pezzo avversario non abbiamo che la possibilità di dare la qualità (per esempio cambiare la nostra Torre per il Cavallo).

Se non è debole al massimo, anche ammesso che il nostro Alfiere dello stesso colore della casa sia stato eliminato, possiamo manovrare con un Cavallo con lo scopo di cambiare il pezzo avversario posizionato sulla sua casa debole. A volte tale manovra è rapida, in altre occasioni è molto lenta e dà all’avversario il tempo di attaccare con successo.

Riprendendo la partita Bogoljubow-Mieses, dopo l’occupazione del Bianco della casa debole (per il Nero) e5, ecco che il Nero manovra con il Cavallo per cambiare l’occupatore: 13…Cd7 14.Tg1 Cxe5 15.dxe5.

Il Nero ha eliminato l’occupatore e ha tamponato la debolezza della casa che ora non può più essere occupata da un pezzo avversario. Da notare però che grazie all’avanzamento del pedone bianco in e5, ora la casa d6 è debole al massimo (dopo l’eliminazione del Cavallo in e4; in partita il Nero facilitò il compito al Bianco giocando la dubbia 15…Cxc3?! 16.bxc3).

Le case deboli reciproche

Nell’esempio che segue (Botvinnik-Bolevslavsky, 1941) il Nero ha debole la casa c5. Essa può essere difesa dalla Donna (che andrà effettivamente in b6), mentre Cavallo e Alfiere (che è campochiaro) non possono farlo; il Bianco può controllarla con la Donna e il Cavallo in b3.

La casa deboleB

Il vantaggio del Bianco sembra netto; infatti in partita si ebbe: 13.Dd2 Db6 14 Dc3 Tb8 15.Tab1 Te8 16.Tfe1?. Botvinnik critica questa mossa suggerendo 16.Cc5 Cf5 17.Tfe1 come migliore, ma probabilmente le due mosse (16.Tfe1 e 16.Cc5) si equivalgono. In partita dopo 16…Cg6 il Bianco con 17.Cc5! occupò la casa debole.

In una valutazione complessiva della posizione non può sfuggire il fatto che anche il Bianco ha una debolezza in e3. La strategia del Nero doveva essere pertanto quella di contrattaccare su tale casa. Si vede subito che la Donna bianca in c3 esercita due compiti: attaccare c5 e difendere e3. Il Nero avrebbe pertanto dovuto giocare 16…Db4!, proponendo il cambio delle Donne, dopo il quale la debolezza in e3 del Bianco avrebbe contato come quella in c5 del Nero.

Condividi:
  • Share via Facebook
  • Share via Twitter
  • Share via Email

LE IDEE REGALO

finali elementari negli scacchi Un finale è elementare quando esistono semplici regole che permettono a un giocatore di forza molto modesta di battere il campione del mondo. Questa definizione permette di dare la massima efficienza allo studio del finale, consentendo anche a giocatori di forza magistrale da un lato di non perdere tempo ed energie nello studio di finali talmente complessi da essere poi non gestibili in partita e dall’altro di non avere buchi clamorosi nella preparazione. Il testo è pertanto adatto ai giocatori che vanno dal principiante al Maestro con 2.200 punti Elo
capire gli scacchi La seconda edizione di Capire gli scacchi è il sunto della profonda rivoluzione nella didattica scacchistica dell’ultimo quinquennio. In particolare appare ormai chiaro che i metodi di studio per un giocatore che aspiri a diventare Grande Maestro sono diversi da quelli per l’amatore di buon livello che ha evidenti limiti di tempo e a cui questo volume è destinato. Devono essere quindi implementati metodi di allenamento e di gioco (il METODO SCAS) che dirigano il giocatore verso ciò che offre il massimo risultato con il minimo sforzo. Capire gli Scacchi non porta al titolo di Grande Maestro, ma è una delle vie più efficienti per ottimizzare il tempo dedicato agli scacchi.

Thea – San Martino Siccomario (PV) © 2000 - 2023 | P.IVA 01527800187 | Tutti i diritti riservati