L’analisi delle proprie e delle altrui partite è uno dei metodi di studio più interessanti. Ovviamente perché sia proficua deve essere corretta e ciò per la gran parte dei giocatori era uno scoglio quasi insormontabile prima dell’avvento dei programmi per computer: in particolare l’atteggiamento mentale corretto è quello che permette di non incorrere nell’ottimismo didattico.
Quali partite analizzare?
Sicuramente le proprie partite. A partire dalle imprecisioni in apertura, è poi fondamentale comprendere quali sono gli errori, i punti critici della partita, riconducendoli a propri difetti generali.
Lo scopo dell’analisi non è certo “quello di capire perché si è vinto o perché si è perso”; un tale obiettivo è molto riduttivo perché non crea esperienza. Lo scopo dell’analisi è:
trovare i punti di forza e di debolezza.
Solo così sarà possibile impostare il proprio allenamento in modo costruttivo. L’allenamento dovrà eliminare le nostre debolezze, senza insistere sui punti di forza, in modo da avere un giocatore equilibrato. Un’importanza particolare ha l’analisi delle proprie sconfitte.
Le partite dei campioni – La scuola classica invitava ad analizzare le partite dei classici, ritenuti fonte del sapere scacchistico elementare. Secondo Shereshevskji, i classici vanno studiati perché allora era maggiore il divario fra i giocatori e il giocatore più forte poteva facilmente mostrare come si vinceva seguendo un piano. Sembra convincente, ma non dice che, così facendo, si esalta l’ottimismo didattico, trascurando difese possibili oppure addirittura promuovendo piani sbagliati almeno in parte.
In realtà, oggi sappiamo che le partite dei classici sono piene di errori: sarebbe come se un chirurgo studiasse le tecniche operatorie di 80, 70 o 50 anni fa.
Un Nimzowitsch, un Alekhine o lo stesso Fischer proiettati improvvisamente nel presente non avrebbero un Elo superiore ai 2500 o 2600 punti: possiamo dire che ogni 25 anni equivalgono a circa 100 punti Elo. Appare pertanto molto più sensato studiare e analizzare le partite dei più forti giocatori di oggi (fra l’altro nei database ci sono molte partite di giocatori con Elo altissimo opposti a giocatori deboli, per cui anche oggi vale l’osservazione di Shereshevsky, implementata nel libro di Nunn Winning Quickly at Chess).
Quindi la proposta è
studiamo le partite almeno fra maestri con Elo superiore a 2300 che giocano la nostra stessa apertura.
Il richiamo alle nostre aperture è pratico: visto che c’è ormai moltissimo materiale didattico, per ragioni di tempo, è più efficiente studiare partite che sono più consone al nostro stile di gioco e alle aperture da noi giocate.
Analizzare con il computer
Dvoretzky dà una grande importanza all’analisi a tavolino delle proprie partite, analisi da farsi con molta pazienza. Questo approccio può solo generare l’incapacità dello scacchista autodidatta di migliorare: come può un giocatore di categoria nazionale analizzare una partita a tavolino in un tempo ragionevole, arrivando a conclusioni corrette?
Oggi per fortuna può aiutarci il computer. I detrattori del cervello informatico non perdono occasione per mostrare che “il computer non vede niente”, sottoponendogli una posizione, lasciandolo pensare pochi secondi e poi prendendo per buona la prima mossa che propone. Per esempio sul mio computer un ottimo motore quando è a profondità 12 non supera probabilmente i 2400 punti Elo, mentre a profondità 20 (ci arriva da uno a 8-10 minuti, a seconda della posizione) è sicuramente superiore ai 2.700 punti. Quindi: scegliete una profondità compatibile con una notevole forza di gioco e con un tempo di analisi decente. Nel mio caso sulle mosse scontate può bastare la profondità 12, per quelle dubbie meglio la profondità 20 o oltre.
Poiché il computer dà una valutazione, impariamo a ragionare con il suo metro di valutazione:
- ?! è una mossa che fa perdere più di un quarto di pedone (0,25)
- ? è una mossa che fa perdere più di mezzo pedone (0,50)
- ?? è una mossa che fa perdere più di un pedone (1)
Nelle nostre come nelle altrui partite è importante soffermarci sui concetti strategici generali che ispirano la partita, sui piani possibili, ma soprattutto su ciò che genera gli errori, cioè i ?!, ?, ??.
Scopriremo che una partita a scacchi si perde sempre per un errore, non per mosse tutto sommato equivalenti! Gli errori devono cioè essere il punto critico della nostra analisi.